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Celiachia – La difficoltà risiede nella diagnosi, la cura nel cambiare le proprie abitudini alimentari.

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Il momento di autentica svolta per ogni paziente è quello della diagnosi. Soltanto una volta individuata con precisione la patologia è possibile stabilire la cura adatta e quindi migliorare le condizioni di vita della persona.

Nel caso della celiachia la fase della diagnosi è delicata, complessa, difficile.

Non sempre si riesce a stabilire con precisione la diagnosi corretta e soprattutto non si riesce a farlo rapidamente.

Il motivo deve essere ricondotto alle diverse tipologie di celiachia o all’elevata frequenza dei sintomi nella società.

Sintomi comuni, avvertiti da larghissima parte della popolazione.

Parliamo in primis di diarrea e fortissimi dolori addominali, le principali manifestazioni della forma tipica di celiachia.

A questi poi si affiancano, generalmente, debolezza, apatia, irritabilità, irascibilità, vomito e perdite di peso che nei bambini possono portare a deficit di crescita.

 

Se vogliamo è ancora più complesso il caso della “celiachia atipica”. Il motivo è da ricondursi ancora una volta ai sintomi e alla loro interpretazione.

Sono sempre presenti i dolori addominali, affiancati da sintomi extraintestinali, come carenza di ferro, osteoporosi, anoressia, bassa statura, dermatite erpetiforme, comparsa recidiva di afta, stipsi, alopecia, alterazioni dello smalto dentale.

Nel momento della diagnosi, però, accade spesso che i medici di base puntino a curare il singolo sintomo, e quindi il singolo disturbo, piuttosto che inserire quel campanello d’allarme in un quadro più ampio.

Il risultato è un ritardo, a volte anche piuttosto consistente, della diagnosi corretta e cure errate.

Altre difficoltà nella “celiachia silente”, perché in questo caso la malattia non si manifesta con sintomi particolari, ma è come se si nascondesse, pur producendo i tradizionali effetti, come il danneggiamento della mucosa intestinale.

Nella “celiachia latente” è presente nei soggetti, invece, una predisposizione alla celiachia, pur avendo una mucosa intestinale normale. In questo caso, quindi, la celiachia non è manifestata al momento, ma soltanto con il passare del tempo si assisterà all’atrofia.

Infine la “celiachia potenziale”. Anche in questo caso non abbiamo alterazioni della mucosa ma una predisposizione genetica alla malattia con un alto rischio di insorgenza futura della malattia.

Una volta giunti alla diagnosi, l’unica cura possibile è quella di cambiare il proprio regime alimentare, in particolar modo rinunciando per tutta la vita al consumo di alimenti con glutine.

Già modificando le abitudini alimentari il paziente avvertirà un rapido miglioramento delle proprie condizioni di salute e, in molto casi, dopo un periodo neanche tanto lungo di dieta senza glutine si assiste alla completa scomparsa dei disturbi.

Il resto lo fa il nostro organismo, che nel corso di alcuni mesi rigenera la mucosa dell’intestino.

In generale bisogna evitare frumento, farro, orzo, avena, segale, kamut. E poi tutti i prodotti ottenuti dai cereali vietati: dalla pizza al pan grattato, dai grissini ai crackers, dalle merendine al caffè solubile o ai surrogati del caffè, dalle bevande a base di cereali vietati alla birra da malto d’orzo e/o frumento.

Inoltre, è fondamentale tenere in considerazione le eventuali contaminazioni che possono avvenire durante la manipolazione e la cottura degli alimenti. È buona norma, infatti lavare accuratamente stoviglie e superfici usate per preparazioni contenenti glutine e usare fogli di alluminio o teglie  su superfici contaminate.