nutrizionista adolescenza agropoli
L’alimentazione nell’età adolescenziale
20 Settembre 2018
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L’alimentazione nell’età adolescenziale
20 Settembre 2018

Le intolleranze alimentari fanno realmente ingrassare?

Le intolleranze alimentari consistono in reazioni avverse da alimenti, risposte anomale che l’organismo di persone predisposte presenta quando entra in contatto con determinate sostanze contenute in alcuni cibi.

Tali sostanze possono essere:

  • componenti propri dell’alimento (esempio tipico la gluten sensitivity e  l’intolleranza al lattosio dovuta a un deficit di lattasi, l’unica intolleranza identificabile con un test scientificamente valido, nel caso specifico il breath test,)
  • componenti alimentari dotati di attività farmacologica ( ne sono un esempio i cibi ricchi di istamina o di altre amine e i cibi liberatori di istamina), gli alimenti ricchi di istamina sono: alcuni pesci, crostacei, formaggi stagionati, spinaci e pomodori, fragole, cioccolato etc.
  • alimenti ricchi di addittivi alimentari di normale impiego industriale oppure alimenti ricchi di metalli come il nickel, il cobalto, il cromo etc.

Le risposte anomale dell’organismo predisposto vengono innescate da meccanismi di vario tipo ( enzimatico, metabolico, farmacologico), ma sostanzialmente si traducono in un malassorbimento con la comparsa di sintomi, a volte generici, a carico dell’apparato gastrointestinale (nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, meteorismo, etc) più raramente consistono in ritenzione idrica, in disturbi a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, della cute , del sistema nervoso (depressione, ansia, irritabilità).

Premesso ciò, bisogna sottolineare che non esiste alcuna base scientifica a sostegno della diffusa convinzione che soffrire di intolleranze alimentare comporti una tendenza ad aumentare di peso, e che quindi eliminare i cibi ai quali si è intolleranti provochi automaticamente un facile dimagrimento. Al contrario, sulla base di quanto detto in precedenza , è logico pensare che al limite potrebbe essere vero il contrario: infatti, se un cibo viene male o poco assorbito, è evidente che le calorie apportate dall’alimento stesso non saranno disponibili per l’organismo della persona interessata.

Per molti il business è quello di speculare tramite test pseudo scientifici dove i risultati dei test sono liste lunghissime di alimenti da escludere, in quel caso la perdita di peso è  di secondaria importanza dopo le carenze nutrizionali gravi. Sono quindi, da evitare questi test non validati scientificamente ed è consigliabile farsi seguire da personale specializzato.

Il ruolo di una nutrizionista in questo caso è fondamentale, infatti,  il paziente, dopo una corretta anamnesi alimentare, deve essere seguito sia nell’individuazione dell’alimento sospetto, nell’eliminazione, nella reintroduzione dell’alimento in piccole dosi crescenti fino all’eventuale comparsa dei sintomi. In questo modo si potrà scoprire sia l’effettiva intolleranza verso quell’ alimento che la propria soglia massima di tolleranza, nel contempo si valutano i fabbisogni nutritivi del paziente.